L’export immobiliare vola e tiene a galla il mercato

Il mercato immobiliare ristagna, ma come per l’economia in genere, se la domanda interna resta debole, l’export continua a correre e tiene in piedi interi comparti. Secondo un recente studio, gli investimenti immobiliari che arrivano dall’estero sono in poderosa crescita: nel primo trimestre del 2013 alcuni mediatori hanno constato aumenti nelle richieste anche del 68%.

Non ci sono solo gli sceicchi del Qatar, pronti ad investire miliardi di petroldollari per accaparrarsi la Costa Smeralda o interi quartieri milanesi, in vista del grande movimento che si genererà con Expo 2015. Con i prezzi del mattone in costante (seppur lenta) diminuzione, la seconda casa in Italia infatti sta diventando un investimento interessante per molti stranieri, attratti dalla bellezza del nostro Paese e anche da un tessuto economico e culturale destinato presto o tardi a rimettersi in moto, ripagando anche i sacrifici pagati in tasse (l’Imu su tutte).

La parte prevalente delle richieste di informazioni arriva dai paesi anglosassoni, Stati Unici e Regno Unito, che vedono un interesse praticamente raddoppiato negli ultimi 12 mesi verso investimenti nel Belpaese. A seguire i paesi europei: dalla Francia alla Germania. Resta da considerare a parte il caso degli acquirenti russi, in grado di sostenere compravendite anche molto importanti, per immobili di pregio o siti in località esclusive. Tra le regioni preferite, rimane ampiamente in testa la Toscana, ma il Nordest – con Friuli Venezia Giulia e Veneto in testa – non è in posizione trascurabile: la vicinanza geografica e culturale ai paesi del Nord Europa è un fattore incentivante.

Se il mercato risulta rivitalizzato dagli acquisti dall’estero, favoriti anche dall’importante attività di promozione di associazioni come la Fiaip (Federazione Italiana degli Agenti Immboiliari Professionali), non gode di minore vivacità quello delle vendite: sono molti infatti gli investitori stranieri che, spaventati dalla significativa pressione fiscale sulle seconde case, puntano a venderle.

Per agevolare “l’export degli immobili” occorrono però alcuni significativi interventi governativi: semplificare la burocrazia e ridurre i tempi di attesa, agevolare la concessione di mutui, ridurre la pressione fiscale. Tre nodi che sono certamente insopportabili anche per gli investitori italiani, ma che lo sono ancor di più per quelli esteri, non abituati alla selva di scartoffie e balzelli che comprime il mercato italiano degli immobili.Ci sono poi le pecche che affliggono specificamente l’export, legate soprattutto alla carenza di promozione organica del mercato immobiliare all’estero, nonostante gli sforzi significativi di Fiaip: “Queste opportunità rischiano di essere vanificate dalla inadeguata promozione dei nostri immobili alla clientela straniera – spiega Simone Rossi, di Gate-Away.com –. Come abbiamo potuto riscontrare partecipando alle manifestazioni fieristiche di settore all’estero, la presenza di agenzie immobiliari italiane è di fatto inesistente”.