Secondo l’analisi effettuata dall’Istat, l’indice dei prezzi delle abitazioni (Ipab) che sono state comprate dalle famiglie italiane sia per abitarvi e sia come investimento ha fatto registrare durante i mesi di gennaio, febbraio e marzo del 2013 una contrazione del 5,7% nei confronti dello stesso periodo dell’anno precedente, ma la diminuzione si ferma all’1,2% rispetto agli ultimi tre mesi del 2012.
Come già anticipato il calo congiunturale del primo trimestre, sebbene di ampiezza più contenuta rispetto ai precedenti, è il sesto consecutivo, mentre la flessione su base tendenziale (-5,7%) è la quinta consecutiva registrata dall’Ipab e accentua quella del quarto trimestre del 2012, quando era stata pari a -5,2%.
Il passaggio dal -2,2% fatto registrare negli ultimi tre mesi del 2012 in relazione al trimestre precedente al -1,2% attuale è figlio della momentanea tregua sui prezzi delle case esistenti: -1,1% contro il -3,3% della fine del 2012. Scendono anche i prezzi delle abitazioni nuove, con il secondo calo congiunturale più ampio di sempre dopo quello del terzo trimestre 2012. A conti fatti, comunque, il breve periodo mostra un certo pessimismo sul valore dei nuovi immobili a fronte di un calo, decisamente più contenuto, dei prezzi delle abitazioni esistenti.
Comunque, per la prima volta da quando è iniziata la crisi, si legge nel rapporto dell’Istat, la flessione su base annua dei prezzi delle abitazioni è il risultato della diminuzione sia dei prezzi delle abitazioni esistenti, che si attesta al 7,7%, sia di quelle di nuova costruzione, pari, appunto, all’1,1%. Da due anni ad oggi, infatti, le abitazioni di nuova costruzione hanno registrato il primo calo tendenziale. Al contrario, la contrazione per le abitazioni esistenti è stata sì la sesta consecutiva, ma più contenuta rispetta al quarto trimestre del 2012.
Questi dati insieme a quanto pubblicato dall’Agenzia delle Entrate sulle compravendite dei primi tre mesi dell’anno in corso (il calo delle transazioni si è fermato al -14,2% rispetto alla contrazione del 25,8% che si è registrata nell’arco del 2012, quando il mercato è tornato sui livelli del 1985) mostrano un mercato immobiliare residenziale ancora in crisi, ma con segnali di contenimento della discesa.
Adesso le possibilità di investimento ci sarebbero tutte, a partire dai prezzi sempre più bassi e dalla disponibilità degli immobili, a strozzare il mercato sono, purtroppo, ancora le banche. Gli istituti di credito, infatti, sono il vero nodo dolente. Dopo aver concesso per anni mutui anche a rischio, ora si trovano imbottite di crediti legati al mattone e con molti immobili confiscati per mancato pagamento del mutuo. Per di più le banche si trovano costrette a stringere i cordoni della borsa, pure a rischio di svalutare i propri asset, se non vogliono mettere in bilico i loro coefficienti patrimoniali. La conseguenza è che l’erogazione di mutui procede col contagocce, le compravendite calano e i prezzi pure di conseguenza.