La flessione per comprare casa è legata ovviamente al crollo del potere d’acquisto delle famiglie e quindi ad una sempre più bassa domanda. O meglio. La richiesta potenziale resta tendenzialmente sempre la stessa, a cambiare sono le condizioni di partenza dei compratori. La stretta creditizia delle banche, infatti, impedisce a chi non ha una un tesoretto liquido di accendere un muto per acquistare casa. Questo aspetto frena anche chi vuole comprare casa, che infatti fa fatica a trovare acquirenti a cui vendere la propria casa, dalla quale ricavarle i soldi per acquistare quella nuova. Infine, c’è perfino chi non acquista casa per paura di dover pagare l’Imu.
La diminuzione delle transazioni ha portato, però, a un calo dei valori degli immobili, anche se rallentato rispetto al trend negativo delle compravendite. L’andamento al ribasso dei prezzi delle case è in accelerazione: l’indice nazionale del valore degli immobili residenziali redatto dall’Istat, infatti, ha evidenziato una variazione negativa del 5,7% su base annua durante i primi tre mesi del 2013, lo stesso valore di grandezze, asserisce Nomisma, la quale ha presentato questa settimana il suo rapporto sul mercato. Dall’inizio della crisi economica il valore degli immobili è calato dal 10 al 25%. I due etremi di questa forbice sono rappresentati dalle zone di prestigio da una parte, dove il prezzo delle case è calato meno, e dalle periferie dall’altra.
Negli ultimi mesi, però, qualcosa sta ulteriormente cambiando e i prezzi delle abitazioni stanno subendo un ulteriore accelerazione verso il basso. Secondo l’ultimo sondaggio realizzato dalla Banca d’Italia in collaborazione con Tecnoborsa e Agenzia delle Entrate chi vende casa oggi deve effettuare uno sconto del 15,6% rispetto alle attese. Il medesimo studio sostiene che l’83% degli agenti immobiliari nel primo trimestre del 2013 ha dovuto concludere delle transazioni a prezzi più bassi del trimestre precedente. Che gli agenti stiano diventando più malleabili lo dice anche l’aumento delle inserzioni che presentano prezzi ribassati e scontanti.
I ribassi sono ancora esigui e i tempi di vendita stanno comunque aumentando: il rapporto della Banca d’Italia li indica in 8,6 mesi (che nelle aree metropolitane scendono a 7,1), ma la convinzione che i prezzi sono diminuiti si è diffusa e i proprietari che hanno messo in vendita un immobile e si sono intestarditi su una cifra fissata l’anno scorso i conti se li staranno ben facendo: tra spese di gestione, Imu, perdita di interessi sul capitale non investito e diminuzione dei prezzi reali hanno già perso almeno il 10%.