Invero il presidente del consiglio ha, nel suo piccolo, anticipato Obama, annunciando che la rimodulazione dell’Imu avverrà a brevissimo e che sulla questione tanto dibattuta si scriverà la parola fine entro il 31 agosto. Ma basterà per ridare ossigeno ad un settore falcidiato dal crollo del potere d’acquisto e dal credit crunch?
Le associazioni di categoria di costruttori e agenti immobiliari chiedono da tempo ciò che il presidente Usa sembra abbia in animo di fare: Obama ha chiesto 15 miliardi di dollari per intervenire nelle località disastrate dagli uragani; qui la ricostruzione dell’Aquila e dell’Emilia sostenuta con fondi pubblici va a passo di lumaca, ma d’altronde si aspetta ancora che vengano terminati i lavori per il post terremoto del Belice del 1968. La riforma del mercato immobiliare a stelle e strisce prevede un ripensamento del mercato dei mutui, con la mano pubblica presente come garante e i capitali privati incentivati; nel Belpaese le banche fanno il bello e il cattivo tempo, e ottenere un mutuo prima casa è sempre più difficile, anche per l’assenza di adeguati strumenti di garanzia pubblici. Oltre Oceano si parla di facilitazioni per gli affitti e incentivi alla rinegoziazione dei prestiti; qui l’Imu strangola chi ha un appartamento da locare.
La riforma del mercato immobiliare statunitense è in discussione e forse arriverà a compimento con ritardi e limiti. Ma almeno il concetto che senza la ripresa del mercato immobiliare non l’economia non può ripartire è ben chiara nella testa del presidente Obama.